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domenica 20 novembre 2011

La famosa Repubblica Parlamentare

"Quelli che il Parlamento" dicono che vigileranno sul governo Monti. Lo dicono fieri di sè, quasi baldanzosi, noncuranti del fatto di essere appena stati messi da parte come lo scemo del villaggio quando c'è da fare un lavoro che non sia di bassa manovalanza. Ovviamente, nonostante meglio farebbero a nascondersi dietro una tenda come certi bambini vergognosi, non perdono il vizio di raccontare frottole. In realtà non hanno alternativa alcuna rispetto all'approvazione coatta di qualsiasi cosa Monti proponga all'assemblea.
Basta ragionare. Ci hanno detto che non si poteva votare perché c'era fretta. Una fretta dannata. Il colpo di spread era pronto ad abbattersi come una devastante invasione di Unni se solo avessimo esitato, tentennato per oltre 24 ore. Tanto infatti ci è voluto a Giorgio Napolitano per nominare Mario Monti senatore a vita. E poi, di lì a poco, presidente del Consiglio. Bisognava attuare subito la letterina della BCE. Tutta, senza indugi. Così come l'Irlanda deve aumentare l'iva al 23% e i suoi cittadini lo vengono a sapere dalla Bundestag, il Parlamento tedesco che evidentemente discute -  prima - quello che - poi - verrà approvato all'Irish Houses of Parliament.
 
  Dunque spiegatemi: non c'erano neppure 24 ore di tempo perché stavamo fallendo, ci hanno imposto un liquidatore e il suo team di banchieri per "liberare la politica dalle responsabilità che non è in grado di prendersi [...] perché faccia un passo indietro, [...] che è un momento di supplenza" [Pier Luigi Celli, direttore Università Luiss nonché consigliere di Unipol nonché sponsor e mentore dei ministri del governo Monti] e ora vorreste farmi credere che abbiamo tutto il tempo necessario per affossare i provvedimenti urgenti del professore della Bocconi?
 
  E' evidente anche a un asino che la politica è ostaggio della sua pavidità e dei suoi interessi individuali. Casini lo dice chiaramente: "Chi, tra i partiti, non sosterrà questo governo fino in fondo, pagherà un prezzo elettorale altissimo". Chi glielo andrebbe a spiegare poi agli italiani se un nuovo colpetto di spread, magari quello definitivo, fosse dovuto proprio al voto contrario della Ravetto sulla reintroduzione dell'Ici (nonostante proprio il suo partito avesse vinto le elezioni promettendo di togliere la tassa sulla prima casa)? Che poi, di ergersi a paladini della Repubblica Parlamentare i nostri non ne hanno nessuna voglia. Lo dimostra il pizzino di Enrico Letta per Mario Monti. Chissà, forse scritto in virtù del fatto che si conoscono bene, essendo entrambi membri del Comitato Esecutivo dell'Aspen Institute insieme a Gianni Letta, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Romano Prodi, Paolo Mieli, Giulio Tremonti, Emma Marcegaglia etc etc... E uno mica deve sempre pensare male, no? Certamente, dopo avere chiacchierato la sera tutti insieme a tavola, il giorno dopo saranno l'uno il fiero controllore parlamentare dell'altro. Basta con questo complottismo! Del resto cosa gli scriveva, Enrico, al suo amico Mario? "Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente". Una chiara, evidente, secca smentita per chiunque pensi che vi siano altre sedi ove condurre il dibattito pubblico al di fuori di quelle istituzionali.
 
  Chissà, forse ottenebrato dai fumi di queste riflessioni profonde, venerdì sera a L'Ultima Parola ho chiesto ai gentili ospiti in sala come avrebbero mai fatto a esercitare il diritto di veto sulle iniziative del Governo Monti, se avevamo così tanta fretta da essere costretti a chiamare presto un signore da fuori - ché novecento parlamentari non bastavano - per fare finalmente due conti che non fossero sbagliati. Nessuno ha risposto, perché quando si fanno le domande ovvie, o si dà l'unica risposta ovvia oppure è meglio tacere. Tranne la Ravetto, che in maniera un po' confusa ha assicurato che questa è ancora una Repubblica Parlamentare.
 
  Ma siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi, a fine puntata, incalzata da Paragone, la stessa Laura Ravetto si esprimeva così:
 
« BISOGNA ANDARE DI CORSA!
L'HA DETTO MONTI.
SI DEVE ANDARE DI CORSA!
LO SOSTERREMO PERCHE' VADA DI CORSA! »
 
  Quindi avete capito? Il Pdl valuterà, caso per caso, se e in quali e quanti modi SOSTENERE DI CORSA il Governo Monti. Cioè la famosa Repubblica Parlamentare.
 

mercoledì 9 novembre 2011

Tassi Btp e spread ai massimi storici, tutte le emissioni sopra al 7,5%. Borsa -3,78%

Roma - Peggiora ulteriormente Piazza Affari, affossata soprattutto da Mediaset e dalle banche, dopo che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto un nuovo governo subito o elezioni anticipate. Il Ftse Mib riconquista sul finale quota 15.000 punti, riducendo lievemente i cali al -3,78%. Mediaset e' sospesa al ribasso con un calo teorico dell'11%, Unicredit cede l'8,2% e Intesa Sanpaolo il 6,33%.
 
Secondo quanto riferito dal ministro tedesco delle Finanze Wofgang Schauble all'Italia e' stato offerto l'aiuto del Fondo salva stati, ma il governo ha detto di no. Secondo Schauble, tuttavia, in Italia la crisi e' politica, non finanziaria.
 
Per questo non e' preoccupato per l'ampliamento degli spread visto oggi: sono in prossimita' dei livelli in cui si trovavano prima dell'introduzione dell'euro. I differenziali si restringeranno non appena verrano risolte le incertezze di leadership politica. E' la stessa formula usata in passato per Irlanda e Portogallo, quando le autorita' europee fecero pressioni perche' i due stati indebitati accettassero un aiuto.
 
Il differenziale tra i Btp a 10 anni e i bund tedeschi omologhi rimane a livelli di massimo allarme, oscillando introno ai 550 punti. I vigilantes di bond vogliono proprio le dimissioni di Berlusconi, non basta l'annuncio del premier di volersi dimettere dopo l'approvazione del Ddl stabilità. I mercati hanno reagito male all'idea di elezioni anticipate e allo scenario di ulteriore instabilita'. Sembrano chiedere a gran voce un governo tecnico di larghe intese per varare le riforme, che pero' l'attuale esecutivo non pare pronto a concedere.
 
Per questo motivo, nel tentativo di riportare serenita', il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha annunciato che ci sara' un nuovo governo in tempi rapidi, altrimenti si andra' alle elezioni anticipate. Ma la borsa non reagisce e gli spread non si restringono. Secondo alcuni analisti di borsa, lo stesso fatto che Napolitano sia stato costretto a pubblicare una nota di precisazione, non e' affatto tranquilizzante.
 
In sintesi il Quirinale precisa che non esiste alcuna incertezza sulla scelta del presidente del consiglio di rassegnare le dimissioni. Entro breve tempo o si formera' un nuovo governo o si sciogliera' il parlamento per svogliere una campagna elettorale da svolgere in tempi ristretti. Le consultazioni per formare un nuovo governo si terranno subito. Nella nota della presidenza anche un monito ai parlamentari: il Ddl stabilita' va approvato nel piu' breve tempo possibile.
 
A questo proposito si e' aperto un giallo. "Il CdM dovrebbe approvare alle 18.30 questa sera il maxi emendamento alla legge di stabilita'", secondo quanto chiesto da Scajola, membro del PdL, ma esterno al governo. Subito dopo La Russa, ministro della Difesa, smentisce tuttavia l'eventualita' che il vertice si tenga in serata. Il presidente della Camera Gianfranco Fini proporra' di chiudere i lavori sul Ddl entro domenica, per offrire ai mercati un quadro di certezza.
 
I titoli di stato italiani sono stati venduti in massa anche perche' LCH Clearnet ha quasi raddoppiato i margini per i clienti che vogliono scambiare titoli del debito italiano. Costringendo la Bce a intervenire sul secondario. Intanto sul primario cresce l'attesa per l'asta di domani di Bot annuali per 5 miliardi di euro. L'Italia ha 340 miliardi di euro di debito da piazzare dall'emissione di domani fino alla fine del 2012. Una somma astronomica.
 
Dopo un'apertura positiva, si sgonfia del tutto l'entusiasmo delle borse europee, e i sell off si fanno molto pesanti, sulla scia del rialzo inarrestabile dello spread Italia/Germania e dei rendimenti dei BTP. Londra lascia sul campo l'1,8%, Francoforte perde l'1,78%, Parigi l'1,9%.
 
Il differenziale tra i rendimenti italiani e quelli tedeschi sui titoli a dieci anni sale a un ritmo inarrestabile da 500 punti base fino a quota 575 prima di scendere a 547 punti; i rendimenti dei titoli di stato a dieci anni si attestano al 7,202% dopo aver toccato il nuovo record storico al 7,48%, mentre i tassi a due anni volano al 7,415% e quelli a cinque anni aumentano fino al 7,3%. Il rischio Italia, misurato dai Cds a 5 anni (credit default swap, ovvero contratti per assicurarsi per cinque anni contro il rischio default di un paese), sale a quota 570. Un nuovo record.
 
Una nota di Barclays non lascia spazio ad alcun dubbio, nella parte in cui afferma che l'Italia è finita e che il paese si trova matematicamente al di là del punto di non ritorno.
 
A peggiorare le cose e' arrivata la news, rivelata in Italia da WSI, che LCH Clearnet, una grande casa di brokeraggio che funge da clearing sul mercato dei titoli di stato e obbligazionari, ha annunciato che con effetto immediato che i Btp italiani subiranno quasi un raddoppio dei tassi pagabili in deposito, i cosidetti margini.
 
I dettagli, per gli abbonati a INSIDER, nella sezione Situation Room.
 
Chi compra Btp adesso deve pagare anche un tasso di interesse molto piu' alto, il che ovviamente provoca una minore redditivita' dei titoli, oltre al ribasso dei prezzi verificatosi da luglio ad oggi.
 
Il mercato registra con cinismo l'incapacita' del governo italiano di affrontare con decisione temi cruciali quali i nodi del debito pubblico e le 39 riforme strutturali (o l'assenza delle stesse) richiesti da Unione Europea e Bce. I funzionari dell'esecutivo europeo hanno elaborato e approvato un testo in 39 punti con l'aiuto dei tecnici della Bce, tra cui Mario Draghi.
 
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L'andamento record di oggi degli spread tra il rendimento del decennale italiano e quello tedesco non ha precedenti nella storia dell'area euro.
 
L'Italia e' ora monitorata dagli ispettori del Fondo Monetario Internazionale, in missione a Roma per rilevare i rischi sistemici che il Paese presenta per l'euro e per l'intera eurozona, e di conseguenza per l'economia mondiale.
 
Ora più che mai, si parla di conto alla rovescia per il debito e l'esecutivo. Ma un annuncio sulle dimissioni di Berlusconi non sembra essere sufficiente ai mercati. E lo stesso Wall Street Journal in un suo articolo afferma che "non è ancora chiaro se l'annuncio significhi la definitiva uscita di scena dalla dalla politica dopo quasi venti anni di attività e anche, quali cambiamenti politici un suo eventuale successore potrebbe imporre". In generale, secondo quanto riportato da altri media americani, gli investitori temono poi che l'annuncio delle dimissioni di Berlusconi non si concretizzerà per settimane o anche mesi. La sfiducia nei confronti dell'Italia è totale.
Tornando a Piazza Affari, tra i titoli Mediaset -8%, poi sospesa per eccesso di ribasso. Sospensione al ribasso anche per Mediobanca, che cede -5,61%. teorico. Bancari oggetto di sell off: Unicredit fa -6%, Intesa SanPaolo perde il 4%, Banca Popolare di Milano anche; ma forti sono anche i cali che interessano Enel -5,65%, Fiat -4,98%, Prysmian -3,11% e soprattutto Lottomatica, che registra un tonfo dell'11%.
 
Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio perdono lo 0,70%, a $96,12 al barile, mentre le quotazioni dell'oro scendono dello 0,22%, a $1.795,30 l'oncia.
 
L'Euro aumenta le perdite nei confronti del dollaro a $1,3563, mentre contro il franco la moneta unica è in flessione dello a 1,2287; nei confronti dello yen la valuta accelera anche in questo caso al ribasso e perde circa il 2% a 104,425.